Avvenire 19.05.2009 pag. 11

«All’Aquila ricostruire come dopo il crollo di Noto» DA NOTO (SIRACUSA) VINCENZO GRIENTI
 
Montagne di travi, detriti sotto al sole e dal tetto crollato della Basilica Santa Maria di Col­lemaggio si intravede il cielo.  Una sensazione che ha sgomentato gli abitanti dell’Aquila e che l’architetto Salvatore Tringali, progettista e direttore dei lavori, assieme all’ingegnere Roberto De Benedictis, della ricostruzione della Cattedrale di Noto, perla del barocco siciliano, ha provato in prima persona come professionista e come uomo di fede. «Il cielo dentro la Cattedrale è l’immagine che ha segnato la mia vita dopo il grande disastro – spiega –. Seguendo le cronache di questi giorni, guardando le ferite degli altri beni monumentali ecclesiastici dell’Aquila, mi sembra di riandare indietro nel tempo, a quei primi giorni di desolazione e di tristezza, misti a un immediato senso di rivalsa, di ripresa, di speranza e di fede. Di per sé c’è una totale analogia tra San Nicolò a Noto e Santa Maria di Collemaggio all’Aquila – aggiunge Tringali –. Ben diversa è invece la situazione del resto della città, all’Aquila oltre ai monumenti sono crollate intere aree urbane. All’epoca del disastro, dopo il 13 marzo 1996, c’era pessimismo, o meglio, tanto fatalismo attorno a noi. Sembrava un incubo, forse lo stesso che stanno vivendo oggi gli aquilani. Anche allora seguirono polemiche, ci furono vicine le più alte cariche dello Stato, ma dopo, quando i riflettori naturalmente si spensero ci trovammo in pochi a ricominciare, a ricostruire e l’ottimismo non bastava. La fede e la volontà di ridare al Vescovo di Noto ed alla comunità laica e religiosa la Cattedrale distrutta – ricorda l’architetto – hanno fatto il resto». La comunità locale ha fatto quadrato, insomma, attorno ad un monumento che non rappresentava solo un bene culturale, ma principalmente un luogo di culto, di preghiera e la “cattedra” del vescovo. Al termine del processo di ricostruzione e restauro è possibile ammirare il frutto non solo di un lungo e difficile impegno durato sette anni, ma anche un lusinghiero risultato raggiunto per la bravura dei tecnici, delle maestranze, dagli uomini del ministero per i beni culturali, in particolare della Protezione Civile, guidata da Guido Bertolaso, del Commissario ad acta per la ricostruzione, del Prefetto di Siracusa. «L’esortazione che mi sento di fare alla comunità aquilana, che sta vivendo questo dramma, è quella di continuare e di non mollare, di andare avanti con la fede e con la preghiera, nella certezza che ciò che è crollato si ricostruirà come e meglio di prima ma non solo – prosegue l’architetto Tringali –: l’esperienza di Noto ci insegna che, anche in zone sismiche, oggi si può e si deve ricostruire in muratura, migliorando le strutture esistenti residuate dal crollo e ricostruendo le nuove in modo coerente e compatibile con quelle preesistenti al fine di evitare disarmonie strutturali magari con l’apposizione di presidi strutturali, quali fibre di carbonio e catene in acciaio, e con l’utilizzo di tecniche di costruzione oggi non consuete. Auguriamoci che anche nella basilica di Santa Maria di Collemaggio si possa ottenere un “Restauro Migliorativo” come per la Cattedrale di San Nicolò di Noto». L’architetto Salvatore Tringali: anche la Basilica di Santa Maria di Collemaggio può tornare all’antico splendore L’esperienza siciliana insegna che si può riedificare al meglio

Comments are closed.